L'invulnerabile altrove/Lei incontra l'altra lei. Dentro la sua testa

Da mauriziotorchio.

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Lei incontra l'altra lei. Dentro la sua testa

Demetrio Paolin. La Lettura - Corriere della Sera, 12 settembre 2021.

Maurizio Torchio fa dialogare due donne: una reale, una no (o magari sì)


Maurizio Torchio con L'invulnerabile altrove (Einaudi, 2021) torna al romanzo dopo 6 anni dal precedente (Cattivi, Einaudi, 2015) e si conferma uno degli autori più talentuosi della nostra contemporaneità. Per lingua e struttura il libro di Torchio è sicuramente una sfida al lettore, che viene - almeno a nostro parere - vinta. L'invulnerabile altrove «parla» di due donne: la prima senza nome ha una vita normale, un lavoro, un marito,un amante, mentre la seconda Anna ha vissuto un centinaio di anni a Londra e ora «vive» in un luogo purgatoriale (l'altrove del titolo) e insieme ad altri cammina in una valle deserta. Le due donne si incontrano, ma è un incontro particolare perché avviene nella mente, Anna, però, non è una fantasia o una «voce», è una presenza, qualcosa di concreto, di vivo.

II romanzo è la storia di una amicizia, di un'ossessione e di un abbandono. Anna è per la protagonista il demone, il destino, qualcosa che non ha scelto, ma che gli è accaduto. Se queste righe righe fossero una diagnosi medica dovremmo parlare di schizofrenia, ma ciò che mette in scena Torchio è il dáimon del linguaggio, uno strumento, uno status, un modo di essere che continuamente ci parla. Nel romanzo questo incessante flusso di parole (la lingua è sostanzialmente infinita, il numero di parole e di frasi che si susseguono nella nostra mente è incalcolabile) è gestito con grande abilità da Torchio, mettendo in risalto da un lato la continuità delle parole (tutto è raccontato dalla protagonista e avviene nella sua mente, viene visto dalla sua mente) e dall'altro segnalando, con una sempice quanto abile trovata grafica, chi in quel momento ha parola (se la protagonista o Anna). Ovviamente in un romanzo di questa stoffa parlare di trama non ha ragion d'essere, ciò non vuol dire che non accada nulla ma ciò che avviene esiste nella lingua, nel tentativo di questa voce di incarnarsi, di prendere possesso del corpo, perché solo cosi la malattia verrà debellata. Il centro nevralgico del racconto sta appunto in questo tentativo di «guarigione»: la voce che possiede la mente della protagonista vuole diventare corpo, vuole generare una vita concreta, in modo che tale nascita segni una sorta di ritorno all'ordine. Questa eventualità, però, è destinata al fallimento, perché tra lingua e realtà, tra mente e corpo, tra ciò che accade nel mondo dei sensi e quello che accade nel mondo della lingua c'è una crasi, un pertugio da cui qualcosa filtra, ma che rimane irrimediabilmente separato. La lingua umana e la mente, che sono a nostro avviso il nucleo dell'indagine di Torchio, rimangono un mistero insondabile, intimamente legati e nemici una dell'altra.

Non si pensi, però, a L'invulnerabile altrove come a un testo di difficile lettura, anzí; le scelte stilistiche e la scrittura, mai come qui, lavorano per rendere dicibile, comprensibile a qualunque lettore l'esperienza di scissione e rottura e di limite che vive la protagonista; L'invulnerabile altrove è un romanzo di voci ed è la conferma di una voce, quella di Torchio, nel nostro panorama letterario.


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