Piccoli animali/Intervista con Camilla Gaiaschi
Da mauriziotorchio.
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Intervista con Camilla Gaiaschi
Laura ha smesso di amare Carlo e pensa di lasciarlo. Carlo è appassionato di war games e passa il tempo a giocare in garage col nipote Livio. Andrea scolpisce il corpo a colpi di palestra. Annalisa e Fausto affrontano l’angosciosa trafila di un’adozione. Dagli Usa David e Natalie volano in Russia in cerca di un orfano. Bazko è un nostalgico rivoluzionario fuoritempo. Sono le vite che Maurizio Torchio, al primo romanzo dopo la raccolta di racconti Tecnologie affettive (Sironi), traccia in Piccoli animali. Uomini al microscopio, con le loro ansie, desideri, solitudini. Un’incantevole anatomia dei sentimenti dove tutto è metafora.
In Piccoli animali appare centrale il tema dell’adozione.
Dell’adozione mi interessano due aspetti. Quello del desiderio di tramandarsi, ma anche quello, più generale, della scelta. Negli Stati Uniti i genitori sono scelti dalla birthmother. In Italia lo fa la psicologa. In ogni caso, si sceglie sulla base di pochissime informazioni. Gli etologi dicono che a determinare le nostre decisioni, e quindi le nostre vite, sono le reazioni immediate ad alcune particolari informazioni. Mi interessa il contrasto paradossale tra la posta in gioco e i dati che il contesto offre.
Perché adottare un registro minimalista?
L’idea iniziale era trasmettere i sentimenti più importanti utilizzando Risiko come linguaggio. Quello degli appassionati dei giochi da tavolo è un caso estremo, certo, ma paradigmatico: ognuno di noi vive in un suo microcosmo, tra il conforto dei particolari.
Eppure le diverse scelte dei personaggi danno luogo a vite diverse.
C’è chi ha il coraggio di fare una scelta e c’è chi si risparmia, tende a posticipare a dopo le decisioni. Un po’ come le piante sul terrazzo di Andrea: ci sono quelle annuali, che rinascono a ogni primavera, e quelle perenni.